Lavorare in miniera

Le miniere erano, nei primi tempi, gestite con metodi manuali.
In questo ciclo di lavorazione furono impiegate anche donne e fanciulli, addetti alla cernita del minerale e al trasporto. Era un lavoro duro e difficile per tutti:

  • per i minatori (“i minadur”)
    che lavoravano in galleria con poca aria e luce,
  • per i bambini (“i galecc”),
    costretti dopo i 12 anni a guadagnarsi da vivere,
  • per le donne (“i taissine”),
    che spesso alternavano i lavori in miniera con quelli agricoli e domestici.

 

Gli attrezzi, l’abbigliamento e tutto ciò che era correlato alla miniera aveva un suo nome specifico.

Spesso i minatori davano anche un nome in dialetto agli oggetti, nomi semplici ma pronunciati con affetto, quasi fossero amici, insostituibili compagni…

Col passare del tempo anche gli attrezzi, l’abbigliamento e tutto ciò che veniva usato dai minatori è cambiato, si è modificato consentendo un lavoro più sicuro, più veloce e meno faticoso …

 

PRINCIPALI RISCHI DEL LAVORO IN MINIERA

“Il minatore conosceva il rischio del lavoro in miniera. Sapeva che costante era il pericolo della caduta di massi o del crollo della volta, come sapeva che maneggiare esplosivi comportava il rischio che qualcosa non andasse per il verso giusto. C’era anche un pericolo più subdolo: la silicosi, che distrugge i polmoni, giorno dopo giorno, respirando la polvere della galleria e delle perforazioni.”

 

Da documenti si ricavano i maggiori rischi che si correvano in miniera:

  • La caduta nel fornello
  • Il crollo della volta
  • L’allagamento
  • L’esplosione
  • Investimento dai vagoni

 

 

I LAVORATORI DELLA MINIERA

ASPETTO FISICO
Mani forti e nodose, visi duri e amichevoli, pelle segnata dal sole, dal freddo e dalla polvere, denti bianchi.

ABBIGLIAMENTO
Scarponi ferrati
Giacca rattoppata
Foulard al collo
Cappello
Pantaloni larghi e pesanti
In tempi recenti la ditta forniva ai minatori una divisa composta da pantaloni e giubbetto, nonché guanti, elmetto e scarponi.

ATTEGGIAMENTO
Giacca appoggiata su una spalla, lampada ad acetilene “centelena” che dondola in una mano, andatura lenta ma decisa.

RAGAZZI
I ragazzi che aiutavano in miniera indossavano scarponi, cappello, foulard, camicia, gilè e giacca; un gerlino per il trasporto del materiale.

DONNE
Le donne che lavoravano come cernitrici (taessine) fuori dalle miniere indossavano abiti lunghi, larghi e pesanti, foulard in testa e zoccoli di legno chiodati; martello e crivello sempre in mano.

 

 

COME SI LAVORAVA IN MINIERA

Il minatore indossati gli abiti adatti e l’elmetto, accende la lampada ad acetilene (“centelena”) ed entra in miniera; prima di iniziare il lavoro libera la volta della galleria dalla roccia pericolante, usando un ferro da mina o il piccone.

I minatori per proteggersi dai sassi che potevano staccarsi dalla volta della miniera indossavano un casco o elmetto.
Anche gli elmetti sono cambiati lungo i decenni…
Si passa infatti da semplici cappelli di panno o stoffa a elmetti di metallo, fino ad arrivare in tempi moderni ad elmetti in materiale plastico spesso anche dotati di lampada a batteria.
Elmetto e guanti facevano parte della “dotazione” del minatore moderno.
Anche gli attrezzi con il passare del tempo si sono modificati garantendo maggior sicurezza.

Per le operazioni di escavazione venivano utilizzati esplosivi. Il minatore introduce con i ferri da mina la dinamite nei fori, collega le micce, le accende e si allontana velocemente.

 

La tramoggia era la parte terminale del cosiddetto “fornello” ovvero una sorta di camino, di silos, in cui veniva rovesciato il materiale cavato in livelli superiori e conservato in attesa di portarlo fuori dalla miniera.
La tramoggia veniva aperta, il materiale scendeva, venivano caricati i carrelli e il materiale era trasportato all’esterno.

 

L’imbocco è l’apertura, la porta che conduce in miniera.
Sui monti che circondano il nostro paese sono visibili numerosissimi imbocchi a testimonianza di questa fiorente attività estrattiva.

 

Il minerale e anche il materiale di scarto veniva portato all’esterno della miniera attraverso i carrellini che una volta erano spinti a mano o da muli e solo in tempi moderni furono attrezzati con locomotori a batteria.
Il materiale ammucchiato fuori dalla miniera era portato a valle anticamente dai “purtì” con l’uso di gerli o slitte.

 

Verso la fine del 1800 fu inventata la teleferica.
Ne verranno costruite diverse per trasportare il minerale dai cantieri di Costa Jels, Grem, Grina fino alla laveria.
Il funzionamento della teleferica era molto semplice: quando il carrello era riempito, un operaio batteva con un oggetto pesante di ferro il cavo su cui era agganciato il carrello e le vibrazioni provocate arrivavano fino all’altra estremità del cavo, dove un altro operaio tirava a sé il carrello.

 

Riso è senz’altro la contrada di Gorno che più porta i segni di quella che è stata l’attività mineraria della Valle del Riso.
Qui esisteva un importante impianto di trattamento del minerale: la laveria.
A testimonianza di ciò infatti a Riso possiamo incontrare ancora oggi oltre alla laveria, vagoni e rotaie abbandonati, la vecchia turbina e imbocchi ormai serrati.

 

Il minerale dalla laveria veniva portato al piazzale della “calamina” a Ponte Nossa dove era caricato su treni e portato agli stabilimenti di Milano.

Dal 1952 con la realizzazione degli altiforni, il minerale è trasportato allo stabilimento alle porte del paese.
Qui il minerale subisce le lavorazioni necessarie per essere trasformato in zinco e piombo.

 

 

… E POI I COMPITI IN FAMIGLIA

Le famiglie dopo una giornata di lavoro si ritrovavano nelle stalle a recitare il rosario e a raccontare storie; le donne cucivano e lavoravano a maglia e gli uomini parlavano del lavoro mentre i bambini ascoltavano o giocavano.

Le donne governavano la casa e la famiglia; aiutavano nell’allevamento gli animali e coltivavano l’orto.
Le ragazze spesso facevano le cernitrici (taessine).
Gli uomini oltre a lavorare in miniera lavoravano nei campi e allevavano gli animali.
I bambini aiutavano nei lavori pesanti e circa a 10 anni potevano fare il lavoro del “galet” fuori dalla miniera ad aiutare le cernitrici. Verso i 12 anni cominciavano il lavoro vero e proprio nel sottosuolo.
Le bambine aiutavano nell’accudire gli animali, facevano i lavori di casa e badavano ai fratellini più piccoli.